Italia primo paese in Europa per morti in moto

In Italia un morto ogni otto ore per incidenti stradali che coinvolgono mezzi a due ruote. Cifre che pongono l’Italia sul tetto d’Europa in fatto di decessi su strada. È questa la tragica denuncia del segretario generale dell’Ania, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, Umberto Guidoni, che spera nell’entrata in vigore della nuova normativa in fatto di codice della strada per arginare questo brutale fenomeno.

Queste nuove regole riguarderanno, così come abbiamo già discusso nei giorni scorsi, riguarderanno moto e motocicli.

Le modifiche tra le altre cose prevedono la cancellazione del patentino per la guida dei ciclomotori, trasformato in patente AM, mentre per portare motociclette di grossa cilindrata (superiori ai 35 KW) il tetto minimo di età è stato innalzato dai 21 ai 24 anni. Una revisione nel codice stradale che allinea così il nostro paese agli standard di sicurezza previsti dall’Unione Europea.

“Ciò che deve essere chiaro – spiega Guidoni in un interessante articolo apparso su repubblica.it – è che le nuove disposizioni non sono da considerare meri appesantimenti burocratici o amministrativi, né nuovi oneri per gli italiani.

Le novità legate alle patenti per moto e motorini contribuiranno a far crescere la cultura del rispetto delle regole della strada e il senso civico dei conducenti. La Fondazione ANIA si è battuta a lungo perché fossero introdotte misure in grado di aumentare la sicurezza dei centauri e, in tal senso, l’introduzione dell’obbligatorietà della prova pratica per il conseguimento del patentino dei ciclomotori era un punto fondamentale.

Ottenuto questo, siamo convinti che le nuove normative consentiranno di guidare moto più veloci e più potenti solo dopo alcuni anni di guida su mezzi più alla portata di conducenti inesperti che forniranno quella formazione necessaria per poter condurre mezzi che hanno un rapporto peso/potenza maggiore”.

Consequenziale e lineare il finale:

“In questo modo ogni centauro verrà correttamente formato tramite step progressivi, verificabili attraverso prove pratiche. In Italia, sono morte 1.030 persone in incidenti sulle due ruote, quasi un terzo dei 3.860 morti complessivi per incidenti stradali registrati nel nostro Paese nel 2011. Dati agghiaccianti che non potevano né dovevano lasciare indifferenti. Ci auguriamo che queste nuove disposizioni contribuiscano ad arginare una così vasta perdita di giovani vite umane”.

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