È una questione che sta ossessionando molti appassionati delle due ruote che seguono questa fase della stagione con molta attenzione per capire i progetti delle squadre e le proposte fatte ai singoli piloti. Ma è vero che lo sponsor conta più di ogni altra cosa?
Un pilota ufficiale del MotoGP firma un contratto con la squadra e deve sottostare alle regole per lui stabilite dagli sponsor. Questo determina una parte del loro atteggiamento e spesso, ad un occhio non allenato e disattento, i particolari sfuggono.
I top rider firmano un contratto in cui oltre al reddito, chiamiamolo anche stipendio, sono indicati i premi che gli spettano, le condizioni tecniche, gli obblighi da osservare, ad esempio quello della riservatezza e delle pubbliche relazioni. Nel contratto c’è scritto cosa un pilota può fare e cosa gli è vietato, anche per quanto riguarda l’abbigliamento e il linguaggio.
Le specifiche tecniche, originariamente erano distinte dagli aspetti economici e facevano parte di un altro contratto in cui si parlava esplicitamente di diritti di sfruttamento dell’immagine. Oggi, come effetto collaterale del proliferare di questi aspetti tecnici, troviamo dei piloti impegnati in numerose attività prima ancora di essere sulla loro moto a provare i circuiti.
Per quanto riguarda lo stipendio, un pilota è pagato in base alla classifica di una gara, alla classifica finale del campionato e alle prestazioni fatte in prova.
Poi ci sono gli sponsor. Quello della moto è anche lo sponsor principale del pilota per cui quest’ultimo dovrà partecipare ad eventi, manifestazioni pubbliche e attività organizzate dal brand in questione. Alcuni piloti hanno anche uno sponsor personale che va comunicato all’azienda. In caso di incompatibilità tra uno sponsor personale e uno sponsor aziendale prevale il secondo e gli spazi dedicati allo sponsor personale devono essere concordati nei dettagli. Accordi particolari sono collegati alle gare extracampionato.
Multe, rinnovi del contratto o rescissione anticipata dello stesso, possono essere legati anche ai “capricci” degli sponsor.