Forse possiamo già dire che la competizione del motogp sarà racchiusa in una terna di paddock. La Yamaha sembra essere ancora una volta la moto da battere. La Honda si lancerà sicuramente all’inseguimento anche se nei test non ha fatto vedere molto. Mentre ha convinto parecchio la Ducati.
La Gazzetta dello Sport arriva al sodo con questo riepilogo:
Nove giorni di prove — tra Malesia, Australia e Qatar — hanno detto che la Yamaha è la moto da battere, che Ducati e Suzuki sono in crescita, che la Honda è un po’ in difficoltà, che l’Aprilia, al debutto con un vero prototipo, è attesa da un duro lavoro.
Per quanto riguarda la Yamaha è tutto nelle parole del responsabile del progetto motogp:
«Siamo riusciti a portare a termine tutto il programma previsto — spiega Maio Meregalli —. Siamo stati competitivi su tutte le piste, abbiamo raccolto informazioni positive: l’unico dubbio rimane la tenuta alla distanza».
Livio Suppo sa che la sua Honda adesso è costretta a rincorrere, almeno sulla carta. Ma non si nasconde dietro un dito e dichiara:
«Sono stati test un po’ particolari, difficili da interpretare: a Sepang avevamo avuto qualche problema, poi siamo andati benissimo in Australia, qui ancora in difficoltà. Il nostro motore è molto differente dal 2015 (ha l’albero motore che gira al contrario; n.d.r.), elettronica e gomme sono cambiate: difficile individuare il problema più grosso».
Ottimo il rendimento della Ducati che ha fatto il vero salto. A Paolo Ciabatti l’onere e l’onore della sintesi della prestazioni della scuderia italiana:
«Complessivamente siamo soddisfatti: entrambi i piloti hanno ottenuto tempi interessanti e nella simulazione effettuata giovedì, Dovizioso è stato molto costante. Altra nota positiva, i piloti hanno scelto la stessa versione di telaio (con l’ammortizzatore attaccato al motore; n.d.r.). Non so cosa possa cambiare da qui al GP, ma al momento siamo fiduciosi di poter ripetere le prestazioni del 2015 (Dovizioso 2°, Iannone 3°; n.d.r.). La variabile sono le gomme».