Quasi a conferma della differenza caratteriale tra Valentino Rossi e Max Biaggi, giunge ad uopo la recente dichiarazione del centauro romano a proposito della volontà di Michael Schumacher di voler tentare la carriera motociclistica.
Max, prudente e razionale come suo solito, fece una dichiarazione che sapeva di monito:
“La moto è una cosa seria e per questo voler provare l’esperienza di un professionista senza avere alle spalle anni di allenamento è pericoloso”.
Ipse dixit: era il 5 febbraio 2009. A neppure una settimana di distanza, ecco il patatrac: il fatto risale a mercoledì 11 febbraio quando Schumi, impegnato alla guida di una Honda 100 CBR Fireblade sul circuito di Cartagena in Spagna, è incappato in una caduta che gli ha fatto perdere temporaneamente conoscenza.
Nulla di grave, a parte le due costole rotte e qualche indolenzimento al polso e alle gambe. Ebbene, Max Biaggi, in attesa dell’esordio ufficiale in Superbike a cavallo di una competitivissima Aprilia, era stato un saggio consigliere: perchè tentare di rompersi le ossa a 40 anni suonati – questo il senso dell’intervento di Biaggi – quando si sa che la moto rischia di procurare danni importanti?
Chissà se Schumi, da ora in avanti, si toccherà tutte le volte che dovesse capitargli a tiro Max Biaggi; di sicuro, viene fuori ancora una volta il differente approccio alla vita tra i due rivali storici del motociclismo italiano: Max Biaggi e Valentino Rossi.
Il primo razionale e ponderato fino all’estremo, il secondo di una intelligenza istintiva e capace di rischiare sempre (lo dimostra la passione al rally e la voglia mai celata di mettere piedi nel mondo della formula 1). Come se il rischio lo avesse nel Dna. Con buona pace dell’Italia motociclistica, perennemente divisa in pro Biaggi o pro Valentino.