L’irresistibile ascesa di Cagiva prosegue attraverso successi di mercato e acquisizioni strategiche di marchi in rampa di lancio. La Cagiva fa innamorare, la si sposa per sempre. Ecco due esempi di moto apprezzate in ogni parte del pianeta.
Raptor 125
Evoluzione dalla base stilistica e tecnica della Planet, la Raptor 125 deve il suo nome all’introduzione di alcuni stilemi ereditati dalle sorelle maggiori, come il faro anteriore, la nuova sella ridisegnata per il passeggero ed il manubrio della V-Raptor.
Nuovo è anche il parafango anteriore caratterizzato da un profilo più avvolgente ed il porta targa di derivazione X-Raptor. Tecnicamente la Raptor 125 riceve un nuovo impianto di scarico dotato di silenziatore estraibile ed un nuovo leveraggio della sospensione posteriore che determina una distribuzione dei pesi più concentrata all’avantreno.
La Raptor 125 è caratterizzata da una ciclistica molto raffinata con soluzione tecniche ereditate dalle sorelle di maggior cilindrata. Un esempio è dato dalla sospensione posteriore, dotata di un cinematismo progressivo sul quale agisce un ammortizzatore Sachs regolabile nel precarico molla. Tipica della produzione Cagiva di minor cilindrata è la presenza della manopola che aziona la riserva carburante, pratica nell’utilizzo e perfettamente accordata al design della Raptor
Mito 125
La Mito oggi è conservatrice, di princìpi e di concetti. Rappresenta il piacere di guidare un motore a 2 tempi, di sentirlo fischiare come la gloriosa Cagiva 500, anche se con tre cilindri in meno: una moto, quella da corsa, che quando trionfava, l’Italia era in festa, specie in quel 1994 quando John Kocinsky finì terzo nella classifica mondiale.
Proprio a quella sfida, a quei ricordi di moto inferocite, difficili da domare come nessun’altra oggi, si rifà il nuovo nome della piccola Mito: SP525, col numero uno di “125” sostituito dal cinque nel segno della cara, vecchia, adorata Cagiva “5-cento”. Impugnando i semi manubri della Mito si entra in contatto con un vero purosangue da corsa. Una sensazione confermata dai tanti particolari ereditati dall’esperienza ultradecennale nel mondo delle competizioni.
E’ sufficiente dare un’occhiata al gruppo strumenti, dove contagiri, termometro acqua e spie di servizio sono inserito in un supporto di poliuretano leggerissimo o all’ammortizzatore di sterzo posto parallelamente alla piastra forcella, elemento di grande pregio tecnico presente solo nelle moto sportive più professionali.
sono stato posessore di un raptor 1000, grande moto una potenza da vera cattiva il bicilindrico giapponese faceva tremare la terra senza dibi killer tutti si giravano a guardare, un saluto agli amici di fede motociclistica saluti.