Il traguardo dei 20 anni è ormai prossimo: il grande Giacomo Agostini si accinge a festeggiare le 70 primavere il prossimo sabato 16 giugno 2012 e lo fa raccontanto all’Ansa quel che gli si legge negli occhi ogniqualvolta capiti di incrociarne parole e pensieri: mai tramontata la passione per le moto, nonostante Ago sia sceso dalla sella ormai da 35 anni.
Nello specifico, il più grande centauro di tutti i tempi (roba da 15 titoli mondiali all’attivo, 123 Gran premi vinti, 162 podi, e poi 18 vittorie nei campionati italiani, per un totale di 311 gare vinte (compresi dieci Tourist Trophy) ha voluto lanciare un messaggio forte e chiaro a Valentino Rossi, con cui vi è ammirazione e stima reciproca, in un periodo di magra per il Dottore.
“Forza Valentino, non sei finito. Ora che non corro più sono un suo grande tifoso”.
Lasciata la moto in garage, nel corso degli anni Agostini è rimasto parecchio attivo: prima di tornare nel mondo delle moto come team manager (prima alla Yamaha poi alla Cagiva), è anche stato il primo sportivo italiano a gestire la propria immagine a livello manageriale. Ha fatto da testimonial per importanti aziende, partecipato a campagne pubblicitarie, perfino a fotoromanzi e film. L’Ago pensiero su una vita da mettere in cornice:
“Per me questo compleanno è un giorno comunque fortunato, sarei un vigliacco a lamentarmi. Gesù ha vegliato su di me, madre natura mi ha assistito. Ma sarei contento anche se avessi avuto meno. Nella vita bisogna pensare anche a chi è meno fortunato. Io ho avuto una grande passione e sono arrivato, tanti non ci riescono. Ho fatto quello che volevo fare, fin da piccolo sognavo di correre in moto”.
Rispetto al passato professionale, per Ago nessun dubbio:
“Il ricordo più bello? Sono tre: la mia prima gara in assoluto, la mia prima vittoria nel ’66 a Monza con 150 mila tifosi in pista e il passaggio dalla Mv alla Yamaha. Da ragazzo la prima gara fu la Trento-Bondone. Arrivai secondo con un motorino pagato a rate, e con gli amici festeggiai con 5 chili di pane e salame. Fu una felicità quasi pari a un Mondiale”.
Un pensiero anche sulle differenze generazionali che hanno interessato il contesto del motomondiale:
“Le gare restano molto belle ma la tecnologia ha tolto un pò di potere ai piloti. Un pilota bravo resta bravo ma contano anche i soldi. E oggi i costi del Motomondiale sono troppo elevati. Una volta noi eravamo tutta una famiglia”.
Alla domanda su chi gli somigli di più tra i centauri di oggi, replica così:
“I grandi campioni hanno tutti qualcosa di simile. Tutti devono avere talento, intelligenza e fortuna. Stilisticamente adoro come guidano Valentino e Lorenzo. Ora per Vale è dura. Per vincere sono lontani. Ogni anno cambiano moto, se azzeccano quella giusta potrebbe farcela. Ma hanno contro colossi giapponesi. Rossi forse non riuscirà a fare quello che faceva prima, a staccare tutti. Forse se rimaneva alla Yamaha… Ma è stata una sua scelta, non so se si è pentito. All’inizio sembrava un grande matrimonio, ma non ha dato i risultati sperati”.
“Dispiace che Casey si ritiri, è uno che dà sempre spettacolo. Forse gli manca la sua famiglia, la sua campagna australiana, le sue mucche. Forse ama più queste cose della moto”.