Un ritorno al passato in Indonesia che lascia piuttosto perplessi: nel paese asiatico, che si allinea ai precetti islamici a cui la popolazione locale fa riferimento, è accaduto che la città di Lhokseumawe, nella provincia indonesiana di Aceh (nord-ovest), ha vietato alle donne di circolare in sella a una moto a cavalcioni dietro al pilota. Lo ha annunciato l’autorità locale, conformemente ai precetti della legge islamica.
A Lhokseumawe, le donne potranno essere trasportate sulle due ruote solo in posizione da “amazzone”, con le gambe accavallate su un lato del veicolo, come stabilisce il codice islamico, ha spiegato Suaidi Yahya.
“Salendo a cavalcioni, le donne provocherebbero il conducente. Si tratta di proteggere le donne da una situazione indecente”,
ha sottolineato Yahya. Secondo le autorità locali è una posizione “troppo sconveniente” che viola i precetti della legge islamica. Naturalmente se saranno invece le donne a guidare, potranno farlo nella posizione di guida classica, ma in ogni caso indossando abiti ampi e lunghi nel pieno rispetto dei precetti islamici.
La stessa cosa accadeva anche negli anni ‘60 e ‘70 in Italia quando le donne andavano in Vespa o in Lambretta proprio come vorrebbe il sindaco di Lhokseumawe. Almeno nel nostro Paese, le cose oggi sono un po’ diverse.
Dopo la diffusione della notizia si è scatenata una mezza bufera ed il primo cittadino di Lhokseumawe ha spiegato che la legge serve a proteggere le donne da “situazioni sconvenienti”.
Nella provincia di Aceh le donne devono indossare il velo e ampi abiti, accade che le coppie non sposate non si possono frequentare, è vietato bere alcol e giocare d’azzardo.
L’Indonesia, paese di 240 milioni di abitanti, col maggior numero di musulmani al mondo, garantisce nella sua costituzione la libertà religiosa, ma la provincia di Aceh, da quando ha ottenuto lo statuto autonomo nel 2001, impone la Sharia.