La morte di Marco Simoncelli ha sconvolto e inciso – in qualche modo – su ciascuno degli appassionati di motociclismo in particolare ma anche su chi, in senso più lato, non si intende né apprezza il contesto a due ruote.
Sarà un fotogramma indelebile e a rimarcarne l’impatto ci ha pensato oggi il pilota MotoGP Andrea Dovizioso, tornato nel corso di un’intervista a Radio 24, sul decesso del Sic e su quanto accaduto al centauro in quota a Yamaha Tech 3 a livello psicologico. E’ un Dovizioso ancora scosso quello percepito attraverso i microfoni dell’emittente radiofonica, capace di parlare in mnaiera sincera del pilota di Coriano.
“Non eravamo amici – ha esordito il forlivese – ma tra noi c’era grande rispetto. Perchè in fondo siamo due buoni, io e il Sic“.
Sono passati cinque mesi dalla maledizione di Sepang eppure gli strascichi sono ancora tangibili:
“Quella tra me e Simoncelli – continua il centauro tricolore – è stata una vera rivalità, perchè eravamo coetanei, e abbiamo iniziato a duellare da bambini fino alla MotoGp. Amici? No, non lo eravamo, ma tra di noi c’era grande rispetto. Perchè, pur con caratteri diversi, Sic ed io siamo due buoni, due persone leali”.
A uno schioppo di distanza dall’esordio della MotoGP 2012, nel corso della quale lo stesso Dovizioso è chiamato a un nuovo inizio con Yamaha dopo l’arrivederci a Honda, il pilota sottolinea come, all’interno del paddock, il ricordo del 58 non sia mai sparito né sia stato accantonato in alcuna manira. Sarebbe impossibile, ribadisce Dovizioso, anche per ciò che Simoncelli ha saputo dare ai colleghi:
“Marco era amato da tutti perchè era un ragazzo sincero, vero, solare, e nel nostro ambiente di persone così ce ne sono davvero poche. Quanto è accaduto a Marco mi sta facendo riflettere anche su di me, sui miei comportamenti. La sua morte mi ha segnato e cambiato: sono certo che capire le cose che faceva, perchè le faceva, mi può aiutare a vedere la vita in modo diverso e migliore”.
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