“Vai piano, ché è pericoloso”. Oppure: “Stai attento, ché a poggiare su due ruote sole è un attimo finire in terra”. Quante volte le vostre anziane nonne, oppure l’ormai leggendario cuore di mamma, vi avranno ripetuto queste raccomandazioni con l’intento di tenere a bada (con quali esiti?) la vostra irrefrenabile voglia di velocità. “La moto è pericolosa”, e poi “Quando si cade ci si fa male molto più di quanto sia possibile farsene stando comodamente seduti al volante di un’automobile” e così via, sono frasi usate molto spesso, e non certo a sproposito. Quello che però le vostre nonne, o madri, non sapevano, era che guidare una motocicletta sembra possa fare molto bene al cervello.
A dimostrare questa teoria, sono giunti i risultati di alcuni studi condotti in Giappone dai ricercatori dell’università di Tohoku, in collaborazione – lupus in fabula! – con il colosso delle due ruote Yamaha. Le ricerche, condotte sull’esiguo campione rappresentato da una ventina di individui, avrebbero dimostrato che guidare una motocicletta stimola l’attività cerebrale. In particolare, sono state le aree prefrontali del cervello (quelle responsabili della memoria e della concentrazione) a rilevare un’attività superiore tra il campione dei guidatori, che è stato comparato con un altro gruppo di “cavie” cui era stato invece chiesto di astenersi dalla guida per due mesi consecutivi.
Secondo le prime ipotesi degli scienziati, è possibile che proprio la pericolosità dell’operazione costituita dall’andare in moto aumenti lo stato di allerta e la capacità degli individui di superare gli ostacoli (quanti se ne trovano sulle strade, specie ora che le piogge di questo inverno le hanno ridotte a colabrodo). Insomma, il pericolo come allenamento per alcune aree del cervello. Si consolino le vostre mamme: avevano ragione a dirvi che è pericoloso. Ma da oggi, quando uscirete di casa indossando il casco con l’intento di andare a sfogare il vostro desiderio di libertà, ricordate loro che state andando – anche – a sviluppare la vostra intelligenza…