Tornano le scintille tra Casey Stoner e Valentino Rossi. Nell’ultima puntata li avevamo lasciati nel Gran Premio di Spagna, quando il Dottore sul bagnato mando per aria Casey Stoner. L’incidente aveva infatti dato vita ad una nuova polemica con il pesarese, che era stato attaccato dall’australiano della Honda: “Valentino ha più ambizione che talento. Lui non è felice di come va la moto e non riesce a partire davanti ma noi gli abbiamo lasciato un’ottima moto, ma a questo punto bisognerà aspettare che la sua spalla migliori per vedere buoni sorpassi“. Rossi aveva replicato piccato: “Forse non sa esattamente chi sono io, ma ci sta, è arrabbiato. Quello che dice lui non mi interessa tanto“.
“ROSSI IN DUCATI GRAZIE A ME” – L’occasione per riaccendere la polemica viene da un’intervista alla Gazzetta dello Sport, nella quale l’australiano riserva frecciatine soprattutto al nove volte campione del mondo e al suo vecchio team. Già a partire dalla prima domanda su Rossi non è dei più teneri: “Valentino è arrivato in Ducati soltanto perchè io non ho rinnovato. La decisione spettava a me, io sono andato via e loro mi hanno contattato: magari qualcuno alto in Ducati sarà contento, pensavano che Rossi avrebbe portato grandisimi risultati. Al Mugello la mia gara non sarà con lui, se sarà competitivo per la vittoria forse dovrò giocarmela con qualcun altro“.
“DUCATI PENSA ALLE APPARENZE, HONDA ALLE CORSE” – Le “belle parole” però, arrivano anche per la casa di Borgo Panigale: “Con la fabbrica da un paio d’anni i rapporti non sono esattamente cordiali invece la gente che sta dietro alla moto è davvero speciale: con chi lavora in pista con il test team, tutto è perfetto. C’è qualche problema con i manager più in alto: quando ho avuto problemi di salute (che gli fecero saltare tre gare) ho capito che non era davvero una famiglia come credevo prima. Ho avuto problemi e non mi hanno aiutato: mi aspettavo da loro un po’ di gratitudine per i miei sforzi. Avevo programmato di finire la carriera lì ma quando ho capito che rimanere non era più il mio sogno ho cercato di realizzare quello che lo era davvero ovvero guidare per la Honda. Ora sono più rilassato: i giapponesi, al contrario della Ducati, pensano più alle corse che alle apparenze“.