Quando una moto e un’auto si fondono, danno vita ad un mezzo non proprio smilzo e filiforme, non per altro la moto di chui trattiamo oggi ha un nome che è tutto un programma: la Munch Mammuth è senz’altro la motocicletta più famosa di questo filone “automotociclistico”.
Esageratamente grossa, proprio come un mammut, e non particolarmente bella, la Munch Mammuth era una moto nata per soddisfare la voglia di viaggiare dei motociclisti tedeschi. A che scopo? Una moto di dimensioni pachidermiche spinto da un propulsore automobilistico su cui spiccavano una sella larga e comoda e un manubrio alto, e ben raccordato, che offrivano una posizione ideale per “macinare” chilometri.
La prima versione, quella del 1965, era equipaggiata con il propulsore di 916 cc della Prinz NSU, robusta ed economica berlinetta tedesca. E della Prinz NSU era anche il fanale anteriore. Il telaio dei primi modelli, disegnato da Freidl Munch, era completamente in tubi di acciaio.
Poi, successivamente, si passò alla soluzione mista: tubi in acciaio per la parte anteriore, monoscocca in magnesio per quella posteriore. Anche la cilindrata, con il passare degli anni, aumentò, e raggiunse quota 1200 cc. Contestualmente lievitarono anche i valori di potenza massima, passando dai 55 cv delle prime versioni ai 100 cv dell’ultima, quella del 1979.
In Italia, differentemente dal resto d’Europa, non riscosse molto successo. Oggi, la Munch Mammut è spinta da un potente propulsore elettrico trifase in grado di sviluppare una potenza massima di 108 cv e una coppia di 470 Nm.
Attuale portabandiera di questa bizzarra filosofia è l’americana Boss Hoss, che ha deciso di equipaggiare le sue esagerate custom con il potente motore a otto cilindri a V della Chevrolet che, nelle versioni più performanti, arriva a sfiorare i 6.000 cc di cilindrata ed è in grado di erogare ben 425 cv a 5.750 giri/min.
Ma è la coppia massima a lasciare veramente basiti: 577 Nm a soli 4.750 giri/min. In Italia moto così non avrebbero successo, ma in America, dove le strade scorrono dritte e larghe per miglia e miglia, certamente sì.