Messaggio per chi crede che la vita non possa cambiare, meno che mai da un momento all’altro. Per chi pensa, come Calimero, di essere “piccolo e nero”; e forse anche un po’ disgraziato, e si è già rassegnato a questa prospettiva. A questi possiamo dire che Aprilia ce l’ha fatta, riuscendo a portare la propria RSV4 sul podio di una gara del mondiale Superbike. Spieghiamo anche ai profani: la casa motociclistica di Noale è tornata in SBK solo in questo 2009, dopo ben 7 anni di esilio volontario; la moto per il campionato, affidata a Nakano e Biaggi, prendeva 2” puliti puliti di paga solo due mesi addietro.
Erano i test di Portimao (circuito portoghese di recente inaugurazione, ndr), e lo scoramento serpeggiava nel box: un progetto partito nel 2005, sceso in pista tre anni più tardi con un telaio da 250 giusto per vedere l’effetto che faceva, sembrava già essere buono per il cestino. E invece è scattata una molla che ha convinto tutti, meccanici progettisti e piloti, a remare ancora più forte dalla stessa parte, per tentare di ribaltare una situazione tutt’altro che entusiasmante. Ebbene, chissà la soddisfazione nel guardare la tabella con l’ordine d’arrivo del GP di Qatar, andato in scena a Losail lo corso sabato: Biaggi terzo (due volte) dopo essere stato in testa 2 giri, Nakano quarto in gara-1 a conferma della bontà del lavoro svolto.
Giampiero Sacchi, responsabile sportivo del gruppo Piaggio (che “detiene” le quote di maggioranza di Aprilia), è al settimo cielo: “La RSV4 è un progetto che sta coinvolgendo tutta l’azienda, dal presidente fino all’ultimo dei meccanici”. Ecco spiegato il perché di un così rapido successo. E siccome il vincente è colui che non si accontenta mai di quello che ha vinto, ecco fissato il prossimo obiettivo: “Il podio è solo una tappa: siamo qui per vincere!”, chiosa Sacchi. Alla faccia dell’inesperienza…