Mentre il baby (25 anni) fenomeno Ben Spies su Yamaha e la “deb” italiana Aprilia hanno già stupito l’intero mondo della Superbike, rispettivamente con tre vittorie e due podi consecutivi, c’è un marchio all’esordio anch’esso, ma finora non altrettanto efficace: stiamo parlando di BMW, colosso tedesco che può competere (unico in Europa) con le grandi marche giapponesi quanto a numero di moto vendute (ben 100mila esemplari all’anno), eppure ancora incapace di andare oltre l’ottava piazza ottenuta da Troy Corser al termine della gara inaugurale di Phillip Island. Quali sono dunque le ragioni all’origine di questa che ancora non possiamo definire “crisi”, sebbene poco ci manchi?
“Esperienza”, potrebbe essere la parola chiave per l’interpretazione del mezzo flop: Ducati, ad esempio, è un’azienda poco più che familiare, specie se paragonata ad altre che competono in SBK, eppure vanta ben 28 successi nei mondiali, considerando sia le classifiche piloti che quelle riservate alle marche; stesso discorso per Aprilia, che (è vero) debutta nel 2009, ma lo fa dopo uno stop di “sole” 7 stagioni, e dal 2000 fino al 2002 del suo ritiro riuscì a centrare ben 8 successi. BMW non ha, se non tra i suoi piloti (Corser, 37 anni, e Xaus) altrettanto background: in 50 anni non ha mai partecipato ad una competizione…
Eppur la moto, la S1000, è “Quella con il motore più potente che abbia mai guidato” secondo il buon Troy Corser. Pronti già alcuni esemplari, che saranno in vendita da settembre, a giustificare un investimento nella ricerca che si è aggirato sui 15-20 milioni di €uro (mosca bianca in tempo di crisi). Ma il mezzo sembra troppo adatto alla strada per potersi calare proficuamente nella realtà della pista: “Telaio e componenti sono al top della categoria, eccellenti. Il problema è che roviniamo troppo in fretta le gomme” si giustificano i piloti. “Non siamo lontani, presto stupiremo”, recitano all’unisono. Con l’augurio che non si tratti di uno stupore dovuto ad un clamoroso flop…
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