Perché quel silenzio è il comunicato più significativo del giorno.
Il dramma di Marco Simoncelli diventa la tragedia di chi lo sta piangendo – e continuerà a piangerlo – in migliaia di maniere.
Il mondo intero ha speso istanti e gesti per ricordare SuperSic.
Abbiamo voluto e scelto di riportare solo le dichiarazioni di chi vive quotidianamente il mondo dei motori. Colleghi e avversari, compagni di lavoro e amici del paddock.
Avessimo dovuto riportare la vicinanza di tutti, ci sarebbe una lacrima per ciascuna palpebra. Di milioni e milioni di persone che lo hanno conosciuto nella maniera più consona. I tifosi di Marco sono infinitamente numerosi da sempre anche perchè Simoncelli – lo hanno ribadito tutti – era così. Lui rideva, tu ridevi.
Lui vinceva, tu ridevi. Lui perdeva. Riusciva a sorridere. E tu ridevi.
Così di pancia. Immediato. Spontaneo anche nella maniera di riflettere prima di agire. E poi. Poi.
Così di pancia quando istintivamente prendeva e andava. Che ti rimaneva solo di provare a stargli dietro. In pista, davanti alla tivvù. Forse, forse che sì. Nella vita.
SuperSic vissuto da uno che gli faceva il tifo èroba che lo sapevi già. Mettegli una moto come quella di quelli là, di quelli che vincono i mondiali e allora sì. Allora sì che avrebbe dato la paga. E ora.