Vale la pena spendere più di una parola per raccontare la presentazione, svolta a Roma, del libro “La Sicurezza Stradale in Tasca”, opera riconducibile al giornalista Vincenzo Borgomeo e pubblicata da Newton Compton.
L’argomento è di quelli che richiede attenzione particolare da parte di tutti: cittadini, automobilisti, motociclisti, amministratori e – perchè no – gli stessi legislatori, chiamati a scrivere le regole che hanno l’intento di salvare delle vite umane.
Vincenzo Borgomeo è un giornalista specializzato, scrive da sempre di motori, automobili e motociclette ed è anche centauro che da sempre si spende per la sicurezza stradale e la salvaguardia di chi viaggia a bordo delle moto e dei ciclomotori. A intervenire nel corso dell’incontro di presentazione è stato Giordano Biserni, presidente dell’Asasp, l’associazione amici polizia stradale:
“Nello scorso fine settimana c’è stato il record delle vittime 2011 tra i motociclisti con 18 morti. Un numero che fa impressione, anche perch‚ rappresenta il 64 per cento delle 28 vittime totali sulla strada. Una percentuale non da poco. Nei soli fine settimana dello scorso giugno ne sono morti 52 e quasi 100 unendo i fine settimana di maggio e giugno”.
I numeri riportati da Borgomeo nell’opera che gli appartiene sono emblematici: i decessi sulle strade sono calati ,da circa 7.000 a 4.237 che significa un 39% in meno; a destare preoccupazione, semmai, è il numero quasi invariato nel tempo, dei morti tra conducenti e passeggeri di moto e ciclomotori.
Sono 1.378 le persone che hanno perso la vita nel 2000, altre 1380 nel 2008, fino a 2009 anno in cui il numero di motociclisti che lascia la vita sull’asfalto cala a 1249. Il record di vittime a causa di incidenti in sella a moto e motorini è del 2004: 1552 morti; dal 1998 al 2009, la strada ha chiesto un tributo di 14.329 vite di motociclisti e ciclomotoristi sulle strade italiane. Al numero appena riportato va inoltre aggiunto il dato di 869.930 feriti, di cui molti con danni irreversibili. Se dal 2000 al 2009 le vittime delle due ruote sono passate dal 21 al 30 per cento, è facile ipotizzare che nel 2020 potremmo arrivare al 50 per cento, con un parco di veicoli a due ruote che non supera il 20 per cento del totale.