È la prima volta che un governo agisce deliberatamente contro l’incremento dell’utilizzo di moto. È quanto successo in Yemen, dove per limitare la diffusione dei mezzi a due ruote nel Paese, il governo ha adottato delle misure restrittive, sanzioni più dure per chi viola le regole.
Le misure coercitive sono scaturite dall’aumento del numero di omicidi di politici, militari e agenti di sicurezza commessi da killer a bordo di motociclette. I mezzi a due ruote sono spesso sfruttati per la loro velocità e agilità di spostamento nel traffico, dai terroristi di Al Quaeda per scappare dopo aver commesso i loro delitti.
Il ministero degli Interni yemenita, quindi, ha diramato una direttiva per vietare tutte le moto non registrate nei governatorati del Paese e per sequestrare i veicoli che violano il codice della strada. Dall’inizio della crisi in Yemen nel 2011, l’uso delle moto ha registrato un boom senza precedenti, raddoppiando il traffico a Sana’a e in altre città. Questo ha contribuito anche ad aumentare le vittime della strada e gli incidenti.
Secondo statistiche locali, dall’inizio del 2012 oltre 200 persone sono morte a causa di incidenti stradali nello Yemen e circa 1150 sono rimaste ferite. Secondo fonti della sicurezza, il numero di yemeniti che hanno scelto la moto come mezzo di trasporto è aumentato da circa 100mila nel 2010 a oltre 250mila nei primi nove mesi del 2012. Le stesse statistiche svelano che molte di queste moto entrano in Yemen attraverso i canali del contrabbando illegale.
Dal tentato omicidio di Mohamed Abdul Malik Mutawakkil nel novembre 2011 da parte di un motociclista, sono stati molti gli assassini di politici, militari e officiali dell’intelligence condotti da killer sulle sue ruote. L’appello è stato rivolto in tutte le province dello Yemen, e in particolare in quelle di Hadramout, Abyan e Shabwa. Non mancano però le voci critiche rispetto alle misure adottate dal governo di Sana’a contro i motociclisti.